Atropina 0,01% e Ortocheratologia: una sinergia utile?
11 Gennaio 2024Nuovi portatori di lenti a contatto. Si può limitare l’insuccesso?
30 Gennaio 2024Trattamento della disfunzione delle ghiandole di Meibomio: quanto è efficace la spremitura delle ghiandole?
di Redazione
Evidenze da diffondere e implicazioni per la pratica
- Il trattamento dell’occhio secco evaporativo è spesso un rebus non semplice da risolvere, anche per i più esperti. E le lacrime artificiali non bastano.
- Nel trattamento domiciliare, si ricorre ai massaggi caldi, alle maschere che scaldano le palpebre ed altre procedure che riattivino la secrezione delle ghiandole di Meibomio
- Per i casi cronicizzati, dove si ipotizza che l’origine sia una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, è stata proposta la spremitura delle ghiandole in ambulatorio.
- La domanda alla quale si cerca di rispondere nello studio che segue è: vale davvero la pena associare la spremitura delle ghiandole ai trattamenti domiciliari?
La secchezza oculare che un optometrista incontra più frequentemente è quella dovuta dalla evaporazione del film lacrimale. Le cause possono essere molteplici, ma quella sulla quale si sono accentuate le attenzioni dei ricercatori negli ultimi 15-20 anni è legata alla funzionalità delle ghiandole di Meibomio. Con la loro secrezione lipidica le ghiandole, posizionate all’interno delle palpebre e con i dotti escretori lungo i margini delle stesse, svolgono un ruolo chiave nel mantenere uno strato lacrimale stabile. La loro secrezione, infatti, distribuita sulla superficie interpalpebrale dall’ammiccamento, impedisce o riduce l’evaporazione della parte acquosa del film lacrimale.
Effettivamente, in un occhio nel quale la condizione di occhio secco si è cronicizzata, non è raro notare cambiamenti del normale aspetto della rima palpebrale, come l'occlusione dei dotti terminali e/o le alterazioni nella qualità e quantità del meibum (il liquido lipidico secreto dalle ghiandole) che diventa più denso, perdendo anche la trasparenza che lo caratterizza in condizioni normali. Questa condizione è conosciuta come Disfunzione delle Ghiandole di Meibomio (MGD è l’acronimo inglese).
Quando non funzionano le lacrime artificiali, si può ricorrere ai massaggi caldi manuali delle palpebre, che il paziente può effettuare da solo a casa propria, o all’applicazione di maschere che scaldano le palpebre, da fare a casa o in studio. Ricordiamo, come inciso, che per dare un risultato, le lacrime artificiali non si devono utilizzare al bisogno, ma con regolarità (almeno quattro – sei volte al giorno) e per un periodo di qualche settimana. Questo tema è già stato affrontato in un articolo precedente, che potete trovale sul portale, dal titolo: Lacrime artificiali: come si fa a scegliere quella “giusta”?
Negli ultimi anni sono state sviluppate procedure ambulatoriali, ovviamente eseguite da un medico oculista, per spremere le ghiandole di Meibomio. Durante la seduta viene applicata una pressione alle palpebre, con vari sistemi meccanici, per “spremere” gli acini delle ghiandole e ottenere la fuoriuscita del meibum. Queste procedure dovrebbero combattere l'occlusione delle ghiandole e quindi la potenziale atrofia e/o perdita delle stesse. Ma quanto sono efficaci queste procedure? Un articolo pubblicato su “Contact Lens and Anterior Eye” nel dicembre scorso ha effettuato una revisione sistematica della letteratura scientifica per esaminare l'efficacia delle procedure di spremitura delle ghiandole di Meibomio (MGX) in combinazione con quelle domiciliari effettuate dai pazienti. Questo il titolo della revisione sistematica:
Efficacia della spremitura delle ghiandole di Meibomio in combinazione con la terapia domiciliare nella gestione dell’occhio secco: revisione sistematica e metanalisi.
La ricerca si è proposta di rispondere alla seguente domanda: la spremitura delle ghiandole combinata con la terapia domiciliare è più efficace rispetto alla sola terapia domiciliare, per trattare la sindrome dell'occhio secco causata dalla MGD? Per farlo, gli autori hanno condotto una revisione sistematica di due studi controllati randomizzati, per un totale di 99 pazienti. I due studi sono i soli rimasti dopo una selezione su 618 lavori sul tema. Per quanto riguarda la diagnosi di occhio secco sono stati considerati i dati dei sintomi (raccolti con apposito questionario), del tempo di rottura con fluoresceina (TBUT), della colorazione corneale e della spremibilità delle ghiandole di Meibomio, secondo le indicazioni del gruppo di lavoro sull’occhio secco (DEWS II) del Tear Film and OIcular Surface society (TFOS).
I risultati hanno indicato che l'applicazione di MGX in combinazione con terapie domiciliari migliorava in modo significativo solo il punteggio dei sintomi della secchezza oculare. Per tutti gli altri indici - tempo di rottura del film lacrimale, punteggi totali di colorazione della cornea con fluoresceina e punteggi di spremibilità delle ghiandole di Meibomio - la combinazione delle due procedure non ha mostrato benefici significativi rispetto alla sola terapia domiciliare.
Gli autori dichiarano espressamente che “per mezzo di questa revisione viene fornita una panoramica completa delle evidenze attuali sulla MGX e sulla terapia domiciliare, consentendo decisioni (dei professionisti) basate su prove e orientando le future direzioni della ricerca”. Sebbene vi siano alcune limitazioni nello studio, si può dire che al momento vi è ancora insufficiente evidenza per supportare l'idea che tale trattamento migliori i segni della MGD.
Per tutte le altre condizioni di occhio secco che non coinvolgano in modo robusto le ghiandole di Meibomio, ovvero che non presentino occlusioni dei dotti o solidificazione del loro secreto, si può continuare ad utilizzare le procedure casalinghe, che comprendono applicazione di compresse calde, igiene dei margini palpebrali, sostituti lacrimali e integrazione alimentare. Sull’efficacia di questo tipo di interventi torneremo in uno dei prossimi articoli di Contattologia Oggi.