Ortocheratologia ipermetropica. Un’opzione interessante anche per i presbiti.
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12 Aprile 2024Profondità sagittale corneosclerale: si può misurare senza ricorrere all’OCT?
di Redazione
Evidenze da diffondere e implicazioni per la pratica
- La scelta della lente morbida di prova può sembrare banale, tra lenti a geometria unica, con raggi e diametri che si assomigliano molto. Ma è davvero così?
- Ci sono casi nei quali non è facile trovare la lente giusta; servirebbe conoscere la profondità sagittale della superficie sulla quale le lente andrà ad appoggiare.
- D’altra parte, misurare con precisione la profondità sagittale corneosclerale necessita di attrezzature sofisticate (come ad esempio l’OCT) che pochi centri ottici posseggono.
- Ma non sarebbe possibile calcolare quale sia la profondità sagittale corneosclerale avendo a disposizione solo un oftalmometro o un topografo?
Da molto tempo ormai, la scelta della prima lente di prova non è più una faccenda “tecnica”. Le lenti monouso (il termine giornaliere, da solo, significa che sono indossate di giorno e non descrive le effettive caratteristiche della lente) e a ricambio frequente hanno per la maggior parte un solo raggio di curvatura e un solo diametro, due al massimo, in alcune lenti in silicone idrogel. Se la lente applicata non va bene, perché troppo mobile o troppo aderente, non si può che provare a cambiare materiale o a cambiare marca.
Ora, sostituire la lente provata con una di materiale diverso della stessa azienda o sostituire le lenti di un’azienda con quelle di un'altra non è operazione banale. Raggio e diametro ci danno certamente delle indicazioni ma non caratterizzano completamente la geometria interna della lente. La superficie posteriore di una lente può essere sferica o asferica, monocurva o bicurva, caratteristiche che non vengono abitualmente dichiarate dall’azienda. L’indicazione che ci manca è quella della profondità sagittale (ovvero la freccia) della lente, che non viene risolta conoscendo raggio e diametro (vedi fig.1). Se prendete due lenti di due aziende diverse che abbiano lo stesso raggio e diametro dichiarati, non è automatico che abbiano anche la stessa sagitta e lo stesso comportamento una volta poste sull’occhio. Quindi fate attenzione quando volete cambiare azienda.
Per arrivare ad un buon adattamento, la profondità sagittale della lente dovrebbe essere almeno simile a quella della parte anteriore dell’occhio che la lente andrà a coprire; ma se non conosco le profondità sagittali, né dell’occhio, né delle diverse lenti, come posso fare una scelta consapevole? Non potrò che procedere per “prova ed errore”, con spreco di tempo per il paziente e per il professionista; senza contare il disagio psicologico, per entrambi. D’altra parte, misurare raggio centrale e diametro della cornea non ci aiuta molto, poiché la lente morbida appoggia per buona parte anche sulla sclera. Basarsi esclusivamente sulle letture cheratometriche per la scelta di parametri della lente non sembra procedura affidabile.
Si potrebbe pensare che l’introduzione della topografia corneale abbia portato a predire meglio l'adattamento di una lente a contatto morbida alla forma della superficie anteriore dell’occhio.
Sicuramente conoscere la forma della superficie corneale e la sua asfericità, e non soltanto i raggi centrali dei due meridiani principali, è un discreto avanzamento; ma è abbastanza per consentire una selezione accurata della curva di base della prima lente da provare? Il topografo, ad esempio, non ci dice niente della forma di quella parte della sclera sulla quale la lente a contatto andrà ad appoggiare.
Dunque, come fare? Certo, ci sono altri strumenti che possono aiutarci a misurare la profondità sagittale della superficie anteriore oculare, compresa una parte della sclera. Il profilometro, ad esempio, uno strumento nato appositamente per quello scopo, o l’ancora più affidabile OCT (tomografo a coerenza ottica). Ma sono strumenti molto costosi, utilizzati soprattutto per l’adattamento di lenti rigide sclerali. Sono quindi poco diffusi e poco utilizzati nella pratica clinica, nel senso che sono utilizzati da un numero molto modesto di centri ottici specializzati. Tutti gli altri come possono fare?
Domanda interessante. Bisognerebbe sapere se i dati misurati dalla topografia corneale classica basata sul disco di Placido, come i raggi centrali corneali, l'eccentricità e il diametro, possano essere usati per calcolare la profondità corneosclerale per una corda corrispondente al diametro della lente a contatto morbida da adattare. Questo sarebbe di grande aiuto per i professionisti delle lenti a contatto morbide, soprattutto per poter arrivare a fare una lente su misura quando le cose non vanno con le lenti di produzione industriale.
In uno studio pubblicato su Ophthalmic and Physiological Optics alcuni ricercatori hanno provato a rispondere alla domanda.
Previsione della profondità sagittale della superficie oculare anteriore utilizzando la topografia basata su Placido in occhi sani.
Gli autori dello studio hanno misurato le altezze sagittali corneosclerali di trentasei studenti dell’università di Colonia (Germania) tramite profilometria basata su Fourier. Le altezze sagittali sono state poi confrontate con quelle calcolate mediante una serie di equazioni di regressione lineare multipla, a partire dai dati ricavati dalla topografia corneale basata sul disco di Placido. Le equazioni sono state sviluppate per calcolare la profondità sagittale per diversi diametri (8, 10, 12, 14 e 16 mm) conoscendo raggio corneale centrale e diametro corneale, oppure raggio, diametro ed eccentricità. Dopo aver calcolato le profondità sagittali, queste sono state confrontate con le misure tratte dalla profilometria per gli stessi diametri, al fine di valutare il valore predittivo delle equazioni. I dati ricavati sono tanti e noi qui ci limiteremo ad alcuni di essi, lasciando un eventuale approfondimento ad un secondo articolo.
Le altezze sagittali relative alla superficie corneale, fino ad un diametro di 10 mm, calcolate utilizzando raggio ed eccentricità hanno un valore predittivo molto elevato, superiore al 90%. Le cose si complicano quando si passa ad un diametro corneosclerale, poiché l’andamento della superficie sclerale non è così prevedibile come quello della cornea. Per una corda di 14 mm, ovvero per un diametro prossimo a quello di molte lenti a contatto morbide, il valore predittivo è del 78%, per l’equazione che utilizza i raggi centrali corneali, l'eccentricità e il diametro corneale. L’equazione è la seguente:
SAG = 5187,791 + raggio × (−406,800) + eccentricità × (−441,649) + diametro corneale× (110,052)
Per coloro che non hanno la possibilità di misurare l’asfericità corneale, sempre per il diametro 14 mm, è stata sviluppata una formula alternativa con solo raggio centrale e diametro:
SAG = 4777,188 + raggio × (−479,876) + diametro corneale × (173,453).
Le conclusioni degli autori sono che “la formula che utilizza raggi centrali corneali, eccentricità e diametro corneale misurati con la topografia basata su Placido è un valido predittore della profondità sagittale corneosclerale negli occhi sani”. La misura trovata può essere utilizzata per orientare la scelta della lente se il diametro è prossimo a 14 mm. Ma come la scegliamo la lente se non ne conosciamo la profondità sagittale? Questo sarà il tema di un prossimo articolo su Contattologia Oggi.