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di Alessandro Fossetti
Evidenze da diffondere e implicazioni per la pratica
- La letteratura ci dice che le norme relative alla frequenza di sostituzione delle lenti monouso e a ricambio frequente (bisettimanali e mensili) non sono molto rispettate.
- Ci dice anche che gli stessi contattologi non sono sufficientemente attenti a questo aspetto e anzi, in alcuni casi, lo condividono con i loro pazienti.
- Si tratta di un atteggiamento sbagliato, sia da parte del paziente che dell’applicatore, perché aumenta i rischi di complicazioni, sia lievi che gravi, per il portatore.
- È indispensabile che i professionisti delle lenti a contatto abbiano atteggiamenti più proattivi verso l’adesione alla sostituzione programmata, come descritto nell’articolo.
Il titolo di questo articolo è stato ispirato da uno precedente comparso nel numero tre della newsletter di Contattologia Oggi, che recitava: “Manutenzione delle lenti a contatto: optometristi contro pazienti?”. In quell’articolo si faceva riferimento ad uno studio focalizzato sulle indicazioni fornite al momento della consegna delle lac, a quei pazienti che si presentavano presso la clinica universitaria con una cheratite correlata all’uso di lenti a contatto1. I partecipanti allo studio sono stati interrogati riguardo ai consigli ricevuti dal loro applicatore e alla loro adesione alle relative istruzioni; ai loro applicatori è stato chiesto quali erano state le modalità di addestramento del portatore. Il risultato è stato che la compliance risultava carente, e si evidenziava una discrepanza significativa tra ciò che ricordava il paziente e ciò che riferiva l’optometrista sul proprio operato; un contrasto evidente tra professionista e paziente. Da qui il titolo “Contattologi contro pazienti”. Sorge quindi la domanda: ma per quanto riguarda la compliance, l’applicatore svolge bene il suo compito?
Credo sia davvero difficile rispondere positivamente a questa domanda, almeno stando ai vari report sulle cause di complicanze da lac. Questi indicano, proprio nella mancata adesione alle principali norme per la gestione corretta delle lenti a contatto, la causa principale di infiammazione e infezione corneale e congiuntivale. Perché molti applicatori non si convincono che forse non basta limitarsi a dare le indicazioni giuste, sui comportamenti virtuosi e sulla manutenzione, solo alla consegna delle lenti? Che bisognerebbe invece ricordare in continuazione, a tutti i controlli: di lavarsi le mani, sostituire giornalmente la soluzione, evitare il contatto della lente con sostanze potenzialmente pericolose come l’acqua corrente, rispettare le modalità d’uso, ecc. E soprattutto, rimuovere le lenti in presenza di sintomi oculari inusuali, come sensazione di corpo estraneo, occhio rosso, occhio gonfio o lacrimoso, fastidio alla luce, per ricordarne alcuni. E ancora, non portare le lenti quando si ha l’influenza, soprattutto con raffreddore e naso che cola. Naturalmente, spiegando sempre le motivazioni di quelle raccomandazioni.
Ma l’aspetto del quale vorremmo occuparci oggi è quello dell’aderenza ai tempi di sostituzione delle lenti. Le lenti monouso vengono usate per un solo giorno? Quelle bisettimanali per due settimane? E quelle mensili per un mese? Ne parla Desmond Fonn, in un editoriale della rivista Contact Lens Update. Gli interessati possono trovare l’articolo tradotto in italiano su Contact pLaCe, la piattaforma digitale di Assottica dedicata al professionista delle lenti a contatto.
Inosservanza dei tempi di sostituzione delle lenti a contatto: è davvero importante?
Nell’articolo viene presentata una breve revisione della letteratura sull’argomento, nella quale possiamo trovare la risposta alle domande sollevate precedentemente sui tempi di porto dei vari tipi di lenti a contatto a ricambio frequente. Le ricerche sul tema2,3 hanno mostrato come almeno il 10% dei portatori di lenti monouso le indossa per più di un giorno, e si passa poi a percentuali ben maggiori (dal 30 al 50%) dei portatori di bisettimanali e mensili che usano le lenti per periodi assai più lunghi di quelli prescritti; soprattutto i portatori delle quindicinali, alcuni dei quali possono arrivare fino ad un mese di porto, di fatto raddoppiando quello prescritto. Molti portatori di mensili poi, raggiungono, o superano, il mese e mezzo.
Tutti gli applicatori sanno che questi comportamenti sono abbastanza diffusi tra i portatori; ma hanno un atteggiamento proattivo verso questi problemi? Ricordo che per proattivo si intende un atteggiamento “capace di intervenire in anticipo per prevenire situazioni, tendenze o problemi futuri”. Sembra difficile da sostenere. Sappiamo infatti, da alcuni studi, che sono i professionisti stessi (per fortuna non in una percentuale elevata) che suggeriscono di prolungare il periodo di utilizzo oltre la frequenza di sostituzione raccomandata4,5. Ciò significa che questi professionisti non sono consapevoli dei rischi che quei comportamenti portano con sé. Ma quelli che tacciono, non verificando mai che i propri pazienti seguano le raccomandazioni sul cambio delle lenti, ne sono più consapevoli?
Ricordo ancora quanto scritto nell’articolo precedente di Contattologia Oggi sopra citato, che “Ogni volta che il portatore adotta comportamenti non adeguati, egli corre il rischio di sviluppare complicanze che possono andare da sintomi minori di discomfort a seri eventi avversi come le infezioni oculari”. E, francamente, che l’origine di tale inadeguatezza di comportamento dei pazienti sia il contattologo è quanto meno imbarazzante, se non inaccettabile. E le conclusioni non possono che essere le stesse: gli applicatori devono essere più convincenti e più attenti all’aderenza dei portatori alle regole per un corretta frequenza di sostituzione delle lac, e il paziente deve essere continuamente “educato”, sia in forma verbale sia in forma scritta, nella fase iniziale e poi durante i controlli periodici. Nel suo interesse, ma anche nel nostro.